Combattere le mele marce
Nella vita, nelle amicizie, in ambito famigliare ma anche in amore, a quanti di voi è capitato di provare il terribile risentimento per un tradimento?
Nella vita, nelle amicizie, in ambito famigliare ma anche in amore, a quanti di voi è capitato di provare il terribile risentimento per un tradimento? Vi immagino aver fatto un piccolo sobbalzo col capo e un sorriso forzato a labbra sigillate mentre la vostra espressione è quella di uno che ha appena letto una cosa tanto scontata quanto comune. Ho indovinato vero? E’ così, ci siamo passati tutti per questa delusione e abbiamo cercato di allontanarci, nel limite del possibile, la persona che ci ha ferito pugnalandoci alle spalle. Si può fare: si manda al diavolo un amico, un coniuge che diventa ex, un parente. Possiamo non volerli vedere più e lo facciamo, così staremo meglio e ci eviteremo conseguenze.
Ma in ufficio? Quando il traditore ce l’hai in ufficio e non sei tu a poterlo licenziare, quando sai di avere una serpe che guarda tutto quello che fai per poter sabotare o far andare in malora un lavoro a cui tieni molto e su cui stai mettendo l’anima per guadagnarti, e perché no, anche un riconoscimento, una promozione, che cavolo fai? Quando per di più questo elemento ti è sempre stato al fianco con devozione, mostrandosi molto amico, molto comprensivo e disponibile e ci hai pure creduto, sai che ha anche una buona considerazione da parte del direttivo, sfido io, era già li ancor prima che tu arrivassi, con uno così come caspita fai? Come lo fermi in ufficio uno così? Siete attenti eh? State aspettando che vi sveli il trucco.
Ebbene, non ce l’ho. Non ce l’ho perché non c’è, non esiste un trucco. A un certo punto capii che una ( perché era una ragazza ) dei miei più stretti collaboratori lavorava per far in modo che il mio lavoro si vanificasse, si impegnava affinché le mie disposizioni dei turni, ad esempio , fossero sbagliate in quanto costruiti senza tener conto delle esigenze dei singoli, cosa che chiedevo settimanalmente al fine di ottimizzare la turnazione cercando di garantirmi un numero di centralinisti adeguato su tutte le 24 ore. Se preparavo nuove disposizioni per le informazioni da dare agli operatori in merito a questo o a quel prodotto queste o sparivano o erano incomplete, era compito mio e se questo accadeva era colpa mia. Ma lei, la traditrice, aveva sempre una soluzione per risolvere un problema che io avevo creato e faceva in modo accadesse in mia assenza. Molto strategica vero? I sabotaggi non si fermavano solo sul piano lavorativo, arrivarono persino a intaccare quello personale, direi addirittura della mia sfera privata. Accadeva che mentre facevo il mio solito giro tra le postazioni degli operatori per controllare il lavoro il bisbiglìo sottile sulla mia persona, a un dato momento, diventò insistente e fastidioso.
Molto fastidioso. Accadeva che la persona in questione arrivò persino a avere atteggiamenti ambigui con il capo pur di attirare la sua attenzione per convincerlo che, nonostante la sua scelta per il ruolo di comando e controllo della sezione operativa dei centralinisti fosse caduta sulla mia persona, date le ripetute negligenze che avevo perpetrato, io dimostravo palesemente di essere assolutamente inadeguata e incapace per il compito di dirigere il centralino con tutti i suoi 70 operatori telefonici. Queste situazioni purtroppo non sono così rare, tutt’altro, e si verificano soprattutto quando si passa da uno stato di normale subordinazione a uno di responsabilità, soprattutto ancora, si verificano quando quel ruolo di responsabilità vi viene assegnato facendovi sorpassare qualcuno che se lo aspettava da tempo, qualcuno che lo riteneva suo di diritto per anzianità di lavoro.
Qualcuno che ritiene di aver sempre ottemperato ai propri doveri in maniera impeccabile e per questo motivo si meritava un avanzamento di ruolo. E pensare che quando mi fu proposto il compito di responsabile del dipartimento del centralino io nemmeno lo volevo. Sul serio, non ero interessata, ero arrivata da pochi mesi, ancora mi stavo ambientando e non riuscivo a legare molto coi responsabili di turno che c’erano. Stavo imparando a gestirmi la pubblicità, le telefonate, le cose da dire quelle da non dire, l’etica, la privacy, le questioni tecniche. Davvero, non ero interessata ad un incarico di responsabilità di un lavoro che ancora dovevo imparare a fare bene. Persone come la mia collaboratrice, così cariche di gelosia e rancore che vi vomitano addosso tutta la loro frustrazione per non trovarsi al vostro posto, ne incontrerete spesso e tutte le volte sarà per voi una prova durissima da affrontare ma continuate a fare il vostro lavoro, togliete a questa persona la possibilità di accedere ai vostri documenti, alla vostra scrivania e ai vostri appunti.
Datele incarichi diversi e che siano lontani dal vostro raggio d’azione e evitate di fare dinnanzi a lei qualunque commento o osservazione in merito a ciò che pensate di fare. Non cesserà, non smetterà di infastidirvi, ma almeno non avrà più campo libero e sarà difficile sabotare il vostro lavoro. Fate presente al direttivo di questa problematica e chiedete un chiarimento arbitrato. Siate diplomatici e vedrete che il traditore o la traditrice, come nel mio caso, non avrà la meglio. Uno dei vostri compiti come responsabile o team manager, è quello di creare e mantenere un ambiente di lavoro non astioso, il più possibile sereno e , pur con la competizione come ingrediente stimolante, piacevole da vivere.