Colloqui di lavoro fatti bene
Arrivava a un certo punto un periodo dove si doveva incamerare nuove operatrici per il call center, il lavoro era tanto per fortuna, Tim, Vodafone e tante
Arrivava a un certo punto un periodo dove si doveva incamerare nuove operatrici per il call center, il lavoro era tanto per fortuna, Tim, Vodafone e tante aziende più o meno famose che facevano promozione tv con le televendite , era un caos insomma e per soddisfare la domanda cercavo sempre altro personale anche perché coprire le 24 ore non era cosa semplice. Pianificare gli appuntamenti per fare colloqui di lavoro era un impegno quotidiano, non lo curavo solo io, non avrei potuto farlo, non interamente almeno, mi aiutava una assistente che lavorava con me nel mio ufficio e che sapeva i miei impegni, in teoria. Mi sono trovata spesso con appuntamenti che si accavallavano, troppi al mattino e niente al pomeriggio oppure appuntamenti fuori dagli orari canonici d’ufficio che, se permettete, avrebbero quantomeno avuto bisogno della mia approvazione, o no? Che disastro, oggi avrei potuto regolare questo inconveniente con un software ma 30 anni fa mi avvalevo ancora della cara vecchia ( ma era giovane ) segretaria che però stava imparando e faceva spesso pastrocchi.
Un altro problema che avevo era far capire alla mia assistente come intuire se chi chiamava per il lavoro che offrivamo di centralinista aveva le caratteristiche che cercavamo. Voglio dire; fare alcune domante ai candidati già al telefono: la disponibilità di lavorare a turni, la possibilità di fare il serale o i giorni festivi, se avevano mai utilizzato un computer, gli operatori lo dovevano fare per controllare la situazione di un cliente nel database, poi ancora se avevano avuto esperienze simili o almeno, cercare di capire già dal primo contatto come si esprimevano e come si destreggiano con la conversazione. Sono piccole cose ma già indicative della persona che ci sta chiamando, non era meglio fare una prima scrematura di questo tipo invece che prendere appuntamenti come se non ci fosse un domani ? Evidentemente non ero stata sufficientemente chiara sulle esigenze che avevo né sulle caratteristiche che cercavo nei candidati.
Questo motivo fu anche la spinta che la direzione ebbe per installare sul nostro centralino interno un sistema di trasferimento di chiamate verso il mio cellulare, vale a dire , quando una chiamata arrivava al telefono del mio ufficio veniva automaticamente trasferita sul mio cellulare in modo tale che fossi io ad assolvere questo compito. Insomma, in due parole, ero sempre in ufficio anche quando non c’ero fisicamente. Ma qualche colloquio lo fissava comunque la mia assistente e benché ridotti qualche pasticcio c’era sempre. Si presentavano in maggioranza donne e ragazzi, l’età variava tra i 18 ai 50 anni, di estrazioni completamente differenti, per fortuna quasi tutti con almeno la maturità, quindi non proprio a digiuno delle basi per l’utilizzo del pc ma anche alcune persone senza la minima attitudine a parlare, oppure con linguaggio esclusivamente dialettale, tipo: l’italiano questo sconosciuto! Quando cercate un nuovo collaboratore dovete scavare anche dentro la personalità di chi vi sta di fronte, fatelo parlare il più possibile, fatevi raccontare delle sue esperienze, cosa avrebbe cambiato in quelle che non sono andate bene, cosa ha imparato da quelle positive, quali rapporti ha mantenuto dopo aver chiuso un precedente rapporto di lavoro e il motivo per cui cerca altro.
Non partite con domande inutili come “ quali aspirazioni vuoi raggiungere”, oppure “ dove ti vedi tra 20 ani”. Ovviamente anche io aspiro a diventare ricchissima e tra vent’anni mi vedo bene girare il mondo o a oziare su una spiaggia tropicale. Parlate piuttosto di cose concrete e che abbiano attinenza con la posizione che state proponendo. Un colloquio, a meno che non sia di argomenti molto settoriali e specifici tecnicamente, non deve durare troppo, sarebbe solo una inutile perdita di tempo. Guardate i candidati mentre parlano, come gesticolano, se tentennano nelle risposte, dove guardano quando si rivolgono a voi. Per esempio: se picchettano i piedi per terra, se giocano nervosamente con le dita, se hanno qualcosa in mano che a furia di stringere, girare e torcere si rompe , è segno che sono preoccupati.
Se il tono di voce tentenna, si abbassa, si interrompe spesso, è segno che non sono del tutto sinceri. Se parlandovi non vi guardano negli occhi, se evitano il vostro sguardo, se gesticolano vistosamente quasi a volersi nascondere dietro questa gestualità può essere il segnale che voi gli incutete disagio e si sentono insicuri. Siate gradevoli ma non esagerate con la gentilezza che potrebbe essere fraintesa. Poi ci sono quelli che sono fermi come statue, parlano solo se si fanno loro domande e queste ultime sono secche: si, no, è possibile. Un colloquio di questo tipo con me termina dopo 10 minuti. Sono generalmente persone che cercano informazioni, che non sono realmente interessate all’offerta di lavoro e che vogliono capire cosa fate in modo più preciso. A me è capitato anche una candidata che era più interessata alla mia persona che al lavoro. Era una ragazza molto carina , circa 25 anni, la chiameremo Samuela.
Arrivava da una pregressa esperienza in un altro call center quindi vi era poco da spiegare se non il nostro modus operandi e le nostre policy sull’etica di comportamento. Da subito, fin dai primi giorni, quando ancora era in prova, a ogni mio passaggio nella sala delle postazioni sentivo gli occhi di Samuela addosso. Era sempre molto affabile quando si rivolgeva a me e dispensava carinerie non richieste , a mio avviso, fuori luogo, mentre notavo un discorrere piuttosto fermo e secco con gli altri. Con i clienti al telefono manteneva sempre una gradevole conversazione e cercava di soddisfarne le richieste, concludeva quasi sempre una vendita, niente da dire, si capiva che aveva avuto esperienza e non lavorava affatto male.
Ma quella insistenza nel guardarmi, nell’approcciarsi a me con qualsiasi scusa... Aveva dei responsabili di turno poteva rivolgersi a loro, ma no, voleva a tutti i costi parlare con me, a un certo punto quel suo atteggiamento lo avvertii come una molestia. Incredibile vero? Non sono solita a farmi intimidire e quando capisco quello che sta accadendo non faccio altro che attendere l’occasione, il momento opportuno, per mettere in chiaro le cose. E andò così. Durante un turno serale che sarebbe arrivato certamente oltre la mezzanotte, Samuela prende l’iniziativa, non richiesta e non gradita, di portarmi un caffè in ufficio. Si siede di fronte a me dopo aver poggiato sulla scrivania il bicchierino e con un gesto sfacciato, sistemandosi la chioma di folti capelli neri, accavallando le gambe con sicurezza, strette dentro in un jeans attillatissimo, mi confida il suo interesse per me. Avete capito bene, cioè mi dichiarò apertamente che le piacevo e che era venuta li da me a lavorare solo per conoscermi e dirmelo. Ma questo oggi lo chiamerebbero stalking o sbaglio? Quindi non avevo capito un bel niente! La sua esperienza pregressa, la sua disponibilità e l’evidente attitudine alla conversazione, mi fecero abbassare l’attenzione, non ho scusanti, avrei dovuto capirlo, invece mi ero fatta abbindolare dai modi sicuri e dalla sua esperienza.
Come andò a finire? Ma beh dai, come avrebbe mai potuto finire una cosa come questa? Non accettai le avance della graziosa Samuela, e non lo feci con la faccia scandalizzata e turbata, ma con naturalezza e senza giri di parole. Io sono tante cose, ho una personalità che in certe situazioni spicca perché sono una persona che si impone, sono anche innamorata della vita e dall’amore ma non sono lesbica e, con tutto il rispetto, questa conversazione non esisteva e non avrebbe avuto seguito. Samuela lavorò con me, con noi al call center per diversi mesi, e lo fece bene , i suoi risultati quotidiani erano sempre ottimi, fino a quando la sua attenzione si spostò su un’altra ragazza, in un’altra città e quindi se ne andò via.